San Giovanni Bosco e i salesiani: la sfida delle nuove generazioni

“San Giovanni Bosco, padre e maestro che seppe far sentire l’abbraccio di Dio a tutti i giovani che incontrò, offrendo loro una speranza, una casa, un futuro”: sono le parole che il Papa ha dedicato a San Giovanni Bosco, di cui oggi ricorre la memoria liturgica, nell’udienza generale del 30 gennaio 2019. In quell’occasione Francesco aveva espresso anche il desiderio che la testimonianza del sacerdote astigiano, innamorato della gioventù, aiutasse tutti “a considerare quanto sia importante educare le nuove generazioni agli autentici valori umani e spirituali”.

A questo tende ancora oggi la grande famiglia salesiana nata nel dicembre 1844, su ispirazione di san Filippo Neri, a partire dal primo oratorio voluto da don Bosco a Valdocco. La gioia resta un tratto fondamentale del carisma, un segreto per conquistare i cuori dei giovani che vogliono essere felici ma che si trovano spesso da soli ad affrontare le tante sfide di oggi come i cambiamenti climatici, la formazione lavorativa, l’esigenza di una cittadinanza attiva. Davanti a tutto ciò i salesiani si sentono chiamati ad una trasformazione: se ne parlerà al prossimo Capitolo generale, il 28°, in programma a Torino dal 16 febbraio al 4 aprile sul tema appunto:  “Quali salesiani per i giovani di oggi?”.

Ne abbiamo parlato con don Francesco Cereda Vicario del Rettor Maggiore, che racconta la sua prima esperienza a contatto con la famiglia salesiana fino ad arrivare alle soglie del prossimo capitolo generale con la certezza che occorra “rimodellarsi” per essere” preparati a rispondere alle aspettative” delle nuove generazioni:

R. – Quando ho incontrato i Salesiani, ho visto in loro lo stile di Don Bosco: la gioia, l’allegria, la creatività, l’intraprendenza e, soprattutto, lo stare sempre in mezzo ai ragazzi perché il carisma di Don Bosco è il sacramento della presenza. Stare con i giovani è più importante che essere per i giovani. Il per il servizio a loro, sarà una conseguenza della relazione amichevole fiduciosa che si instaura con loro.

Come si realizza nel concreto l’essere Salesiani al fianco dei ragazzi? Parlo anche di formazione spirituale, oltre che di formazione pratica perché diventino protagonisti della loro vita…

R.- La proposta di Don Bosco che il Rettore Maggiore quest’anno ricorda a tutta la famiglia salesiana può essere riassunta in questo progetto: essere buoni cristiani e onesti cittadini. Come si vive la fede oggi? Avendo al centro l’amicizia con il Signore Gesù, l’ascolto della sua Parola, il vivere attivamente nella Chiesa e da onesti cittadini, con la formazione all’ onestà, alla legalità, al lavoro, alla cittadinanza attiva, all’impegno per la Casa comune. In sintesi, si tratta di formare dei giovani come leaders, leaders nella Chiesa e leaders nella società. E’ un impegno grande perché questo si rivolge a giovani di diverse culture e di diverse religioni. Anche per loro è importante il senso della religione, anche se non di religione cristiana…e comunque, per tutti, (è importante ndr) il senso dell’essere cittadini attivi nella società.

Lei parlava della gioia e del sorriso come un tratto fondamentale di Don Bosco e dei Salesiani. Il Papa dice che un cristiano che non è gioioso non è un cristiano, tra le tante cose. Come intendere la gioia?

R. –  Il primo inganno che i giovani possono percepire nella loro vita è che essere cristiani è essere triste, noioso. Per cui, il manifesto rivolto a loro è il manifesto della gioia. Servite il signore in letizia, siate lieti – ve lo ripeto – siate lieti. Ecco, questo è l’invito di Don Bosco per i giovani perché la gioia, l’allegria, la letizia, la serenità è una caratteristica fondamentale che i giovani desiderano anche se vivono spesse volte malinconie perché chiusi nell’individualismo nella solitudine. Allora, questa è una proposta per i giovani che per conseguenza non può non essere vissuta dall’educatore, dal genitore, dall’insegnante. Solo chi è gioioso riesce a comunicare con i giovani. Ecco, una gioia che ha radici profonde, che nasce dall’amicizia con Gesù, dall’essere al servizio di Dio. Questo è in sintonia con l’Evangelii gaudium: comunicare la gioia del Vangelo.

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

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