«IO, IL VANGELO E MILANO»: PARLA IL NUOVO ARCIVESCOVO MARIO DELPINI

La città, i problemi (economia e lavoro in primo luogo), le persone, la politica: come dire Dio, oggi, nella più grande diocesi d’Europa. Una riflessione di monsignor Mario Delpini pubblicata a marzo, alla vigilia della visita di papa Francesco. Che mantiene intatta la sua attualità. Quasi un programma.

Dalla Borsa alle periferie urbane ed esistenziali: dire Dio nella città, a tutti, oggi. «Venendo qui, papa Francesco ci spronerà a fare quel che abbiamo sempre fatto con rinnovato entusiasmo, nonostante limiti e difetti». Monsignor Mario Delpini parla della visita di Bergoglio pensando già al dopo. «Da sempre, ma dai tempi di san Carlo Borromeo in poi con più stile e con più cura, la Chiesa di Milano è radicata nel territorio, vive in mezzo alla gente, ne interpreta i bisogni, ne cura le piaghe, ne alimenta le speranze». Nato a Gallarate nel 1951, sacerdote dal 1975, dal 2007 Delpini è vescovo ausiliare dell’arcidiocesi ambrosiana, di cui è anche vicario generale. «Uno dei tratti caratteristici è la presenza capillare della Chiesa», spiega.

«Siamo un territorio vasto e popolato: oltre 5 milioni di uomini e di donne d’ogni età, cultura e censo abitano 4.200 chilometri quadrati. Contiamo in tutto circa 1.100 parrocchie, alcune anche nelle ex province di Bergamo, Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia e Varese. Un tessuto sociale variegato. Questa è una terra che ha visto nascere oratori e Università Cattolica, istituti per sordomuti o per ciechi, mense e dormitori». Milano ha anche un primato impegnativo. Diciassette secoli fa – era il febbraio 313 dopo Cristo – in un palazzo le cui vestigia sono ancora intuibili tra Piazza Affari e corso Magenta, gli imperatori Costantino per l’Occidente e Licinio per l’Oriente pubblicarono il famoso “Editto di Milano” che accordava libertà di culto (anche) ai cristiani, fin lì duramente perseguitati. Trono e altare fecero pace.

«Ma sempre Milano è stata un fecondo laboratorio che ha ripensato i rapporti tra Chiesa e potere calibrandoli nel tempo», sorride monsignor Delpini: «Né scontro né sudditanza, ma una sinergia orientata ai più deboli e agli ultimi». Qualche esempio? «La Casa della carità è al 50 per cento della Curia e al 50 per del Comune; nei consultori familiari è direttamente impegnata la Regione Lombardia». Non mancano fatiche e criticità. «Diminuisce il numero dei sacerdoti», puntualizza monsignor Delpini. «Una volta l’arcivescovo ordinava 50-60 sacerdoti all’anno; oggi si oscilla tra i 10 e i 20. Una parte non trascurabile dei volontari, poi, ha i capelli bianchi; pochi i giovani. Infine, non incidiamo come vorremmo su certe dinamiche economiche-finanziarie».

«Non riusciamo ad avere una parola che incida», ripete amaro il vicario generale.«Intendiamoci: le encicliche sociali dei Papi e le omelie degli arcivescovi enunciano principi e indicano percorsi concreti. Il problema è tradurre il tutto in un qualcosa capace di umanizzare fabbriche, uffici, consigli di amministrazione. Milano è centrale per l’Italia ma è diventata a sua volta periferia nel mondo. Molte delle decisioni i cui effetti graffiano la nostra diocesi vengono prese altrove. Giustamente la Chiesa ambrosiana non smette di pregare, riflettere e dialogare su questi temi. Il 5 maggio 2014 il cardinale Angelo Scola intervenendo a Palazzo Mezzanotte, sede della Consob, ha chiesto esplicitamente nuove regole per un’etica della finanza antropologicamente adeguata. Molti dei Dialoghi di vita buona trattano argomenti simili. Fede e vita riescono a saldarsi? Se sì, come? Ecco il nodo sta lì».

Nulla di nuovo sotto il sole. «Il 25 gennaio di quest’anno, parlando a Sesto Calende, il cardinale Scola ha ricordato come già Giovanni Battista Montini sentisse bruciare sulla pelle della nostra Chiesa questa ferita al punto di indire nel 1957 la grande “Missione di Milano” per cercare di sanare la frattura tra Vangelo e quotidianità. Una cosa è certa. Anzi, due. La prima: non smettiamo di rimboccarci le maniche per aiutare il numero crescente delle vittime della crisi, come provano colloqui e interventi dei 320 centri di ascolto sparsi in diocesi. La seconda: non è un caso che la visita di papa Francesco avvenga il 25 marzo, data entro la quale il nostro arcivescovo avrà terminato la visita pastorale feriale ai 73 decanati. Sarà un momento di sintesi di cui Milano godrà i frutti».

http://www.famigliacristiana.it/articolo/prima-intervista-di-monsignor-mario-delpini-io-il-vangelo-e-milano-parla-il-nuovo-arcivescovo.aspx

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